(ASCA) - Roma, 10 nov - ''Ci sono due Italie: quella dei poveri, dei disoccupati, dei precari, dell'Alcoa e dell'Ilva, e quella che, dall'altro lato, rappresenta la parte pensosa del futuro e desiderosa di assumersene la responsabilita'.
Entrambe chiedono insieme una politica di nuova adeguatezza, per una speranza di piu' lunga gittata''.
Lo ha detto Gianni Fontana, segretario della Dc, nella sua relazione introduttiva del XIX congresso Nazionale della Democrazia Cristiana apertosi oggi a Roma.
''La Democrazia Cristiana sceglie di farsi carico di questa speranza -ha aggiunto Fontana- affidandosi con onesta' e fattivita' a nuove generazioni e ad antichi valori. Siamo impegnati in una politica della liberazione che puo' trovare energia nella parte laica del Paese. Dopo la prima Repubblica c'e' stata enfatizzazione di entusiasmo: il nuovo modello, si diceva, era capace di liberare da pesantezze e inadeguatezze del passato. Il risultato ora e' che non c'e' classe dirigente, non c'e' un pensiero espresso dalla politica sul suo futuro, non c'e' una cultura di gestione e non c'e' una consapevolezza valoriale. Fino al punto che si e' dovuto ricorrere all'espediente di un governo tecnico''.
''Bisogna dare un segno di discontinuita' dalla guerra politica dell'ultimo ventennio. Ed e' per un atto di consapevolezza piena, e di buona volonta' responsabilizzatrice di fronte a tanta ombra sul futuro, che noi oggi -ha affermato Fontana- siamo qui, a pensare in termini di ripresa dell'azione della Democrazia Cristiana per l'Italia. Il nostro partito, inquadrato nel centro della scena politica e internazionale, rinnovato e adeguato ai profondi mutamenti avvenuti a fronte dello scenario globale, e' in grado di raccogliere la sfida del cambiamento''.