L’EMOTIVITA’ ALLONTANA LA
DEMOCRAZIA
Giannantonio
Spotorno
Inclini alla meditazione e
all'attesa, era difficile che i politici e i leader del passato cedessero alla
megalomania o che, in preda all’emotività, ponessero la suggestione al posto dell’intelligenza;
la politica, del resto, è prima di tutto capacità di osservare, dunque, di
ragionare su quanto osservato.
La democrazia, si sa, vorrebbe la
partecipazione del popolo ma nei decenni, se non nei secoli, si è preso atto
che un popolo impreparato non può avere la democrazia, anzi è perfino accaduto
che il potere politico si sia reso conto di quanto un popolo impreparato non
sia in grado di osteggiarlo né preoccuparlo. Va da sé che l’istituzione
politica abbia “puntato a incoraggiare” le caratteristiche impulsive del popolo
che, pertanto, si dimostra sempre meno all’altezza di progettare e seguire
strategie politiche foriere di azioni di rivalsa popolare in grado di
contrastare le angherie del potere politico e delle strutture pubbliche che, via
via, si fanno sempre più avide, arroganti, prepotenti e per nulla amiche del
popolo. Il gioco è stato perfino semplice.
Giusto per iniziare da un punto
nel tempo, per esempio, possiamo richiamarci a Guglielmo Giannini che negli
anni Cinquanta, col suo “Uomo qualunque” e all’urlo di “Ci avete rotto le
scatole”, è stato una sorta di precursore del più recente e frustrante
“Vaffanculismo” di Beppe Grillo. Almeno dai decenni di mezzo secolo, il nostro
popolo si allena a sostituire l’intelligenza con l’emotività ed è così costante
in questa involuzione culturale, che ormai basta davvero molto poco per
suggestionarlo e prenderlo in giro.
Nella sciocca illusione del
“concreto e subito”, molti confondono la spacconeria col coraggio e si lasciano
influenzare da certa ingannevole coreografia di parole. In una tale perdita
delle difese immunitarie della capacità di ragionare e di vedere le cose per
quello che sono, è ovvio che la stessa politica si sia camuffata da democrazia
e abbia iniziato a presentare le più infami truffe istituzionali, con parole
che ingannano il cuore limitandogli la collaborazione col cervello.
Thomas Eliot affermava che
l’ultima caratteristica a morire nell’uomo sia il pensare bene di se stesso,
dunque, può accadere che una società vessata dal plagio, sia convinta d’essere
libera. Urlatori e fanfaroni non sono portatori di forte personalità né dei
“duri”, come amano sentirsi. Sono invece dei ciarlatani che trovano sostegno
nella facile suggestionabilità di quella parte di popolo emotiva che li immagina
come dotati di raro coraggio e indole rivoluzionaria. Non può esistere successo
nella superficialità e non esiste impegno né lavorativo né sportivo né
progettistico né politico né di nessun tipo, che possa condurre al successo e
alla vittoria se non dietro una lunga, profonda e competente preparazione. La
facile suggestionabilità è caratteristica delle prede di un potere politico
inetto, malvagio, avido e corrotto.
1 Dicembre 2018