
Illustri corrispondenti,
secondo voi, esiste un limite, se non normativo, almeno di decenza per il quale, di qualsiasi istituzione si parli, quando oltre la metà del corpo elettorale preferisce non esercitare un suo diritto, l'istituzione non è legittimata a governare?
E se l'eletto non è frutto di una votazione largamente partecipata ma di una sua minima parte fino a che punto l'elezione è decentemente legittima e in che misura dunque è legittimato ad esercitare il suo ruolo?
Oggi, una parte politica grida alla vittoria, un'altra ammette la sconfitta e un'altra ancora vede nel voto siciliano il laboratorio per coalizioni nazionali perché il timore è di restare fuori dalle aule parlamentari a primavera. Ma quando il 50% degli elettori resta a casa, anche i risultati dei singoli partiti tradizionali, non in termini percentuali ma di elettori, subisce, il linea di principio, un radicale dimezzamento.
Il voto siciliano, come quello amministrativo della primavera scorsa, ancora una volta dimostra che vince l'elezione non la coalizione, il partito od il politico con il programma ritenuto migliore ma chi riesce in qualche modo, a portare o riportare i cittadini alle urne, fosse solo per un voto di protesta dove, in quest'ultimo caso, l'elettore medio sembra ormai preferire un eletto incapace ma onesto ad un professionista capacissimo ma di fare soprattutto i propri interessi. Il risultato nella sostanza per la gente comune nella sua quotidianità è spesso lo stesso ma accetta il primo ed oramai non sopporta più il secondo.
Aspetto i vostri commenti.
Stefano Furlanetto