
Caro Ettore,
leggo sempre quel che scrivi. Seguo lo sforzo propositivo. Da ultimo il documento ALEF e Circoli Veneti.
Mi permetterò qualche osservazione.
E' certamente già un fatto positivo che si vada inseguendo un collegamento tra i frammenti della diaspora democristiana verso una piattaforma programmatica aperta.
Il traguardo non è " un'irrealistica unità politica dei cattolici" ma " il rimodellare il massimo di unità dei moderati, dei centristi,:::::" nel partito PPE italiano che questa volta lo dovrà consentire."
Mi pare che questo partito PPE italiano non c'è ancora.
Ma chi lo dovrà consentire?
E' una domanda che il documento si pone, e che - non retoricamente - Ti ripropongo.
Non vorrei sostituirmi al pensiero intimo, che sospetto, Tu abbia.
Ma se potessi consentirmi di dare un nome al Tuo pensiero direi : Berlusconi.
E su questo nome sarebbe il caso di chiarirsi le idee.
Nello tsunami politico-giudiziario del 92-94 di fronte alle macerie dei partiti - allora alleati di governo -che preferirei denominare con l'acrostico di sintesi CAF, parve che Berlusconi fosse, come in realtà è stato, ' il salvatore ' davanti alla minaccia dell'avvento al potere dei comunisti.
Dal 1994 ad oggi si sono svolte Cinque legislature, Berlusconi guidando il Governo fino al 2013, ( come è possibile ritenere per il voto di fiducia del 14 dic.u.s., al quale ho dato il modesto ma non irrilevante contributo del mio voto.) avrà raggiunto il ragguardevole primato di durata temporale dei Presidenti del Consiglio dell'intera storia italiana. Non Cavour, non Crispi, non Giolitti, non De Gasperi,non Moro , Fanfani ed Andreotti. Altra storia è Mussolini.
E fin qui tutto bene. Ma ritengo che i voti già democristiani, socialdemocratici liberali che hanno determinato il successo elettorale di Berlusconi, tanto che possiamo con criterio storico affermare che i partiti di questi elettori sono stati trafitti dal combinato disposto giudiziario-comunista, con ingredienti mediatici da non trascurare e dimenticare, ma hanno beneficiato Berlusconi - in forza della sua prontezza politica -
Sulla sua leadership si è coagulato un triplice flusso di obbiettivi e di speranze. Intanto,ripeto, fermare i comunisti ed i loro alleati, poi avviare l'ammodernamento con lo sviluppo dell'Italia ( rivoluzione liberale) quindi costruire un nuovo assetto politico-costituzionale.
La sua leadership ha costruito - anche felicemente improvvisando - una concentrazione che non soltanto per ricorrenti affermazioni verbali, ma anche in forza di atti come l'adesione al PPE ( nel 1999), poteva preludere all'avvio di una normalizzazione della concentrazione di Forza Italia nella forma del Partito Popolare Italiano.
(Inutile ripetere: " il partito popolare, non mezzo dell'unità politica dei cattolici," ma mezzo di raccordo della tradizione Sturziana-DeGasperiana-Morotea, con la tradizione liberal-socialista.)
Ad oggi questo non è avvenuto e tuttavia potrebbe avvenire.
Oggi Berlusconi è costretto dai fatti a registrare che il partito 'del predellino' è imploso con la secessione di Fini.
Questo avvenimento è stato censurato ma non analizzato compiutamente:
Il libertarismo di Berlusconi alla lunga incompatibile con il legalitarismo di Fini.
Quest'ultimo puntava ad un partito di destra moderna anche se di tipo "legge ed ordine". Berlusconi ad un partito populista. Né poteva essere diversamente, perché il suo carisma comunicativo gli pone ancora oggi una scelta secca: la propria personale leadership. Ogni rischio di tipo populista rimane intimo a questa scelta.
Ma in questo modo anche a volere accettare che tutto sia rimesso all'eternità di B. ed io capisco il Tuo 'Dio ce lo tenga' non risolve il problema politico nei suoi aspetti attuali: innanzitutto il Governo non potrà raggiungere il traguardo del 2013 soltanto con gli aggiustamenti di coda del trenino della maggioranza.
Con il mio voto ho inteso dare un contributo per evitare il ribaltone. Ma il pericolo evitato incombe se Berlusconi non si pone il tema politico di un diverso assetto della maggioranza.
E qui la scelta incrocia il destino dell'attuale PDL. Lasciamo stare i sondaggi. B può continuare a vincere le elezioni? Ed in ogni caso, poi ?
Ecco il punto: E poi incomincia a dipendere dal coraggio di tanti amici di tradizione democristiana e socialista che stanno nel PDL e che non possono continuare a tenere gli occhi rivolti alla speranza provvidenziale.
Quando alla fine degli anni 80 nella Democrazia Cristiana tanti amici ritennero che il futuro sarebbe rimasto nelle loro mani e per affrontarlo portarono una persona perbene, un gentiluomo come Forlani, a ritornare dopo oltre dieci anni alla segreteria del partito, perché ciascuno riteneva comodo il proprio accasamento e la prudenza di Forlani lo avrebbe garantito, prepararono la successione "della rinuncia," quella che venne dopo, ricorderai il nome : Martinazzoli. Personalmente non travolto da vicende giudiziarie ma politicamente soccombente.
Caro Ettore, e cari Amici già democristiani o socialisti del PDL, non basta vedersi, occorre molto di più : Formigoni ha posto il problema dei congressi, come a dire della normalizzazione democratica del partito, per superarne la personalizzazione. E' già tanto, ma non basta !
Auguro a Rotondi e Cutrufo di avere successo nel mettere in corsa le loro forze accanto a quelle della rete di Formigoni e di Lupi di Fitto ed Alfano di Sacconi e di Quagliariello, ma auguro il coraggio di affrontare scelte per le quali non è minimamente pensabile una tentazione sleale nei confronti di alcuno, men che mai di Berlusconi, ma è indispensabile che si guardi alla realtà. In questo momento non si possono ignorare le tendenze che sono aperte nello stesso PDL. Le interviste di Dell'Utri e Verdini rappresentano una linea condivisibile oppure hanno il limite della tentazione bipartitica, e cioè la riproposizione dell'attuale formula del PDL, cioè partito radicale di massa? Capisco questo può andar bene a La Russa. Ma anche a Voi?
E' proprio questo tendenziale bipartitismo che nell'esperienza del predellino si è rivelato fallace ed effimero.
Ed ancora se si vuole realizzare il progetto del partito popolare non è il caso di andare anche oltre e cioè di riaprire il dialogo con l'UDC?
Oppure preferendo tenersi dentro il recinto di casa propria ( quella attuale?) non si sta attenti alle attuali tendenze politiche.
Non è il caso di mettersi in gioco più coraggiosamente?: Il tempo è molto stretto.
On. CALOGERO MANNINO